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Come allevare i bambini

Muhammad al-Ghazzâlî , vissuto in un periodo leggermente posteriore a quello considerato in questa Unità, è il più noto tra i pedagogisti islamici. Certe sue raccomandazioni ricordano quelle del cristiano Giovanni Crisostomo per il richiamo sia al pudore sia ai pericoli dell’eccessiva ricchezza nonché di certe forme di svago. l bambino è un deposito nelle mani dei suoi parenti. Il suo puro cuore è una perla preziosa, semplice, priva di ogni impronta e forma, ed egli è pertanto ricettivo a tutto ciò che vi si imprime ed inclinabile in ogni direzione: se viene indirizzato ed istruito al bene, cresce buono e diventa felice in questa vita e nell’altra, premio che con lui condividono i suoi genitori e ognuno che concorra ad istruirlo ed a educarlo; se invece viene assuefatto al male e lasciato a se stesso come un animale, se ne fa un infelice; e la pena ricade sul capo di chi lo ha in podestà ed in cura […] Il padre […] non dovrà abituarlo alle mollezze, né incoraggiarlo al lusso e all

Educazione e salvezza

Nel 610 Maometto riceve la rivelazione che sarà poi messa per iscritto nel Corano. L’opera non presenta trattazioni organiche, ma fornisce le indicazioni utili al buon credente (“la lieta novella” si dice, con un’espressione che ricorda i vangeli). Esso ha quindi, nell’insieme, un carattere educativo in vista della salvezza personale da ottenere nell’altra vita. Sono disseminate poi qui e là effettive indicazioni di carattere pedagogico sul comportamento che i figli devono tenere verso i genitori, ma anche sul modo in cui questi devono allevare la propria pro le.  Se fate il bene, lo fate a voi stessi; se fate il male, è a voi stessi che lo fate. Quando poi si realizzò l’ultima promessa i vostri volti furono oscurati ed essi entrarono nel tempio come già erano entrati e distrussero completamente quello che avevano conquistato. 8. Forse il vostro Signore vi userà misericordia, ma se persisterete persisteremo. Abbiamo fatto dell’Inferno una prigione per i miscredenti. 9.In verità que

Il mondo è ordinato

Severino Boezio (475/480 ca.-527), oltre a scritti dedicati alle arti liberali, ha composto La consolazione della filosofia, scritto in carcere tra il 523 e il 524: in questa opera immagina che, nelle vesti di un’anziana donna, gli appaia la Filosofa per rivelargli che il mondo non è caotico ma ordinato. E allora ella: “Ritieni tu che questo mondo sia mosso dal caso cieco e fortuito, oppure credi che vi sia in esso un qualche governo razionale?” “Ebbene – risposi – non potrei in alcun modo pensare che cose così certe siano mosse dal cieco caso, so invece che Dio creatore presiede alla sua opera, e non verrà mai il giorno in cui mi allontanerò dalla verità di tale opinione”. “Così è […] Ma vorrei che tu rispondessi anche a questo: rammenti di essere uomo?” “Perché – Boezio ascolta la Filosofa mentre la Fortuna gira la ruota, 1470 ca. Londra, Wallace Collection. Bridgeman  risposi – non dovrei rammentarlo?” “Potresti dunque mostrare cosa l’uomo sia?” “Mi domandi se so di essere un

Dalla Regola: l’importanza della lettura

Nel brano che segue, vengono dettate le modalità con le quali deve avvenire la lettura che accompagna il pasto comune: mentre gli altri consumano il cibo del corpo, un confratello, secondo turni settimanali, deve fornire cibo all’anima. Alle mense dei monaci non deve mai mancare la lettura. Non si metta a leggere chi abbia aferrato a caso un libro, ma incominci alla domenica chi poi leggerà per tutta la settimana. Chi entra in tale ufcio dopo le preghiere fnali della Messa e la comunione, si raccomandi alle orazioni di tutti, afnché Dio allontani da lui lo spirito della superbia. Si osservi sempre un rigoroso silenzio; non si deve sentire nessun bisbiglio, ma soltanto la voce del lettore. Quel che è necessario ai monaci per mangiare e per bere se lo porgano vicendevolmente senza che nessuno abbia bisogno di domandare nulla. Se proprio occorrerà qualche cosa, lo si chieda piuttosto con il suono di un segnale qualsiasi che con la voce. Né ivi alcuno pensi di domandare qualche cosa s

Dalla Regola: severità e comprensione nell’educazione

San Benedetto (480 ca.-547 ca.) oscilla tra severità e comprensione: arriva a raccomandare di “battere” i fanciulli che sbagliano, ma raccomanda anche comprensione e discrezione nei confronti di coloro che hanno errato per motivi che risiedono nel profondo della propria coscienza. Cap. 30 – La correzione dei fanciulli in età minore Ogni età ed ogni intelligenza devono essere trattate in una maniera speciale. Perciò i fanciulli e gli adolescenti o anche quelli che non possono rendersi conto della gravità della scomunica, quando commettono qualche colpa, o siano puniti con digiuni prolungati o con gravi battiture, perché si correggano. Cap. 37 – I vecchi e i fanciulli Benché la stessa natura umana sia portata alla compassione verso queste età, cioè verso i vecchi ed i fanciulli, tuttavia anche per loro si faccia sentire l’autorità della Regola. Si abbia sempre presente la loro debolezza e non siano tenuti alla severità della Regola quanto all’alimentazione, ma si trattino con benevo

Il maestro interiore

Questo brano chiarisce il ruolo limitato ma importante del linguaggio rispetto alle conoscenze delle verità. Agostino – Ma sull’utilità delle parole in generale, che, a ben considerarla, non è piccola, indagheremo un’altra volta, se Dio lo permette. Per ora, ti ho già invitato a non concederle più di quanto sia opportuno, perché non solo si creda, ormai, ma si cominci anche a capire la verità di ciò che è stato scritto per sollecitazione divina, che non dobbiamo chiamare nessuno maestro sulla terra, perché l’unico maestro di tutti è nei cieli. Che cosa voglia dire poi “nei cieli”, ce lo insegnerà egli stesso, dal quale siamo invitati attraverso gli uomini, con dei segni anche esteriori, a farci ammaestrare tornando interiormente a lui. Amarlo e conoscerlo è la vita beata, che tutti gridano di cercare, ma pochi sono quelli che si rallegrano di avere veramente trovato. E ora vorrei che tu mi dicessi che cosa pensi di tutto il mio discorso. Se sai che le cose dette sono vere, ricevendo

L'educazione nell'islam

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Il  Corano  è un codice religioso, giuridico, morale e sociale, è anche un codice generale dell' educazione  che riguarda sia gli adulti che i bambini.  I divieti e gli obblighi del Corano sono destinati ai bambini maturi e responsabile o all'adulto responsabile del bambino. Alla  comunità   spetta l'educazione e la correzione dei comportamenti dei giovani per renderli conformi alle prescrizioni. L'Islam raccomanda una formazione complessiva dell'essere umano:  corpo ,  ragione ,  spirito ,  istinti e  sentimenti . È un'educazione armoniosa come preparazione alla vita nell'aldilà. Il bambino impara dall'inizio che c'è una vita dopo la morte e che in base alla vita che ha condotto sulla terra riceverà un  premio  o una  punizione .L'educazione è caratterizzata da un'impronta religiosa: si deve trasmettere due valori fondamentali, la  fede  e la  conoscenza .